venerdì 20 novembre 2009

Il POTERE e la GRAZIA

Affascinante mostra a Palazzo Venezia

Illuminante e stupendo percorso iconografico tra potere politico e potere della santità

Una mostra per tutti, credenti e non credenti che sentono il fascino della storia dei rapporti tra Cesare e Dio, Impero e Cristianesimo, tra Stato e Chiesa, nella raffigurazione narrativa di Maestri sommi. Opere immortali di Mantegna, Tiziano, Caravaggio, Tiepolo, Van Eyck , Memmling, Altdorfer, Lorenzetti, Beccafumi, Luca Giordano, Guido Reni e pezzi non facilmente visibili, come il “San Nicola arcivescovo di Mira” proveniente dal museo Tret’jakov di Mosca, sono esposti con cura e analisi storica e stilistica da lasciare i visitatori assorbiti in rarefatte atmosfere meditative. Ma al di là della sommità degli autori e della qualità delle opere, la mostra è affascinante nella sua intenzione di ripercorrere sentieri di fede ignorati e trasmettere certezze non accolte da tutti. La prima delle quali è la secolare matrice cristiana dell’Europa che urge evocare oggi mentre si discute del futuro del Vecchio Continente, nella sua illusione di poter divenire se non il centro della storia, come fu nel suo medioevo imperiale, ancora una fonte di valori e ispirazione con cui confrontarsi. Una autorevolissima introduzione al catalogo esplicitamente deplora la “tecnocrazia” attuale, senza memoria e senza identità, che con quel passato glorioso e fecondo vorrebbe rompere, ritenendolo retaggio oscurantista e origine di tutti i conflitti tra Stato e Chiesa. Il significato della mostra invece è quello di esaltare il felice incontro tra le due immense risorse di pensiero e di azione, possibile e avallato dai tanti santi protettori disseminati su tutte le nazioni d’Europa. Si legge poi nella mostra l’intento di provare la grande varietà di tipologie della santità. Ai tanti cui esse appaiono uguali, omologabili una all’altra, si testimonia la intima diversità dell’essere santi: santi mitici, ipostasi di esigenze spirituali, da san Sebastiano a san Giorgio e san Martino, Patrone dei poveri, assimilati forse agli eroi o agli dei dell’antichità; santi divenuti tali per la loro umana e concreta opera, da san Francesco a santa Caterina da Siena a san Luigi dei Francesi; figure come Cirillo e Metodio, giganti del pensiero pur prescindendo dalla loro santità. Visitando e rivisitando tanta affascinante tipologia si è spinti a chiedersi che senso abbia o possa avere oggi la santità. La mostra accuratamente presenta opere dell’Ottocento simbolista, raffigurazioni di una santità che appare però nascere da una esigenza estetica, leggendosi in esse echi decadenti poco consoni ad una autentica religiosità. E allora la constatazione amara è che forse da allora la santità è un calice vuoto, cui nessuno pensa di abbeverarvi l’ispirazione. Se la mostra fosse stata sul rapporto tra arte e fede si sarebbero potuti ammirare Manzù, Fazzini, o il famoso crocifisso di Dalì: nessuno dei quali però, come altri che avrebbero potuto esprimere il proprio ingegno, ha trattato il tema della santità e della sua incidenza nelle vicende del mondo. Sarebbe legittimo osare affermare che l’arte moderna rifugge dal concetto stesso di santità, sente anzi l’ipotesi della epifania, dell’apparizione del santo fonte di disturbo, inconciliabile con la manifestazione artistica e il suo linguaggio. E’ l’effetto della laicizzazione di una società che non riserva né posto né funzione alla figura del santo, se non in una forma di devozione populista inadeguata ad esprimere paradigmi universali, quali furono le opere di san Francesco, di Santa Caterina da Siena o di san Luigi dei Francesi.
Leggendo invece gli scritti e la vita dei Santi ci si rende conto di quanto la storia d’Europa debba al cristianesimo. In ogni senso. I santi non furono solo uomini di Dio, di preghiera, di carità. Sono stati, in ogni tempo e in ogni paese, anche grandi civilizzatori; “umanisti” ben più straordinari dei filologi della età rinascimentale; personaggi storicamente ben più influenti di Alessandro Magno, di Cesare, di Napoleone. Amorevolmente ignorando la infermità mentale dei giudici di Strasburgo, non può non constatarsi che nella storia europea non v’è quasi nulla di significativo, di duraturo, che non sia sorto all’ombra della croce: l’arte, le cattedrali, le scuole, gli ospedali d’Europa. L’idea di eguaglianza, di dignità umana, hanno origine e fondamento lì, in quell’uomo-Dio appeso a un legno, segno di speranza, di vittoria sulla morte e sul peccato, testimonianza della Misericordia di Dio. Segno e testimonianza che hanno generato imitatori potenti, colpito uomini straordinari, ispirato santi che sarebbe giusto non relegare solo nel circuito degli studi teologici.

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